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Cuocere il cibo nella carta stagnola fa male?

Di cosa parla questo articolo

Il Ministero della Salute conferma la pericolosità a cui ci esponiamo cuocendo il cibo ad alta temperatura nella carta stagnola. In quest’articolo illustriamo i rischi e tutte le precauzioni da adottare per evitare di rendere gli alimenti che cuciniamo dannosi per la nostra salute.

Che cos’è la carta stagnola?

La carta stagnola è un sottile foglio di alluminio, comunemente usato per avvolgere e conservare alimenti durante la cottura o per mantenerli freschi in frigorifero. È composta principalmente da alluminio, il quale ha proprietà flessibili, resistenza al calore e alla corrosione, ed è impermeabile all’aria e ai liquidi.

Questo materiale viene prodotto tramite un processo che prevede la laminazione di sottili strati di alluminio, formando un foglio sottile e facilmente modellabile. La carta stagnola viene utilizzata in cucina per avvolgere cibi da cuocere al forno, per creare barriere durante la cottura o per conservare alimenti.

La sua versatilità la rende utile in vari contesti, dalla cucina domestica all’industria alimentare. Tuttavia, è importante utilizzarla correttamente e prendere precauzioni quando si tratta di cibi acidi o molto salati, per evitare eventuali rischi di contaminazione dell’alluminio nei cibi.

Perché la carta stagnola è considerata tossica?

L’alluminio è un elemento leggero presente in vari prodotti di uso quotidiano come alcuni deodoranti, dentifrici, cosmetici e farmaci. A causa della sua interazione con diversi processi biologici, l’alluminio può avere effetti dannosi su vari organi e sistemi corporei, soprattutto se si accumula nel corpo.

Il suo impatto tossico è maggiormente critico per individui con funzionalità renale limitata o immatura, come bambini al di sotto dei tre anni, anziani, persone con problemi ai reni e donne in gravidanza, poiché la principale via di eliminazione dell’alluminio avviene tramite i reni.

L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha stabilito dei limiti massimi di esposizione all’alluminio: ad esempio, una persona che pesa 60 chilogrammi non dovrebbe ingerire più di 60 milligrammi di alluminio a settimana.

Poiché le fonti di esposizione all’alluminio sono diverse e considerando che è comunemente usato per la produzione di contenitori, pentole, caffettiere e utensili da cucina che possono entrare a contatto con gli alimenti, è cruciale ridurre al minimo l’esposizione e utilizzare correttamente questo materiale in cucina.

Anche l’alluminio delle pentole può diventare tossico

Le pentole in alluminio possono essere utilizzate in due varianti principali: quella priva di rivestimento e quella con un rivestimento antiaderente, quest’ultima è più comune per l’uso domestico. L’alluminio non rivestito è preferito nell’industria ristorativa grazie alla sua capacità di creare pentole e padelle di grandi dimensioni ma leggere, perfette per le cucine dei ristoranti.

Ci sono tre ragioni fondamentali che spiegano questa differenza di utilizzo:

  1. L’alluminio non rivestito ha la tendenza ad attaccarsi durante la cottura, ma in ristoranti questa problematica è facilmente risolta grazie all’uso di condimenti specifici per la preparazione dei piatti.
  2. Questo tipo di pentole non è adatto al lavaggio in lavastoviglie a causa delle macchie che il detersivo può causare, anche se tali macchie non compromettono l’utilizzo dell’utensile e rappresentano solo piccoli inestetismi.
  3. Le pentole antiaderenti in alluminio, invece, sono più adatte per l’uso quotidiano domestico in quanto non presentano queste criticità.

Come dev’essere una padella in alluminio per essere considerata sicura?

Le specifiche da valutare per una padella in alluminio sicura sono diverse. Innanzitutto, l’alluminio deve essere certificato e avere un alto grado di purezza, come evidenziato dalla marcatura “AL. 99,5%” sulle padelle in alluminio nudo, che indica un livello di purezza del 99,5%, il più elevato disponibile. Le padelle antiaderenti, invece, presentano informazioni sul rispetto delle normative, come il rispetto del Decreto Ministeriale 21/03/1973 e del Decreto n°76 del 18 aprile 2007, insieme ad altre direttive europee.

Di fondamentale importanza è comprendere il significato di queste leggi: confermano che il produttore segue le norme più severe per i prodotti destinati al contatto con gli alimenti.

Un aspetto cruciale è lo spessore della padella, preferibilmente superiore a 2,5 mm, in quanto determina la distribuzione uniforme del calore e previene i punti di surriscaldamento sulla superficie, aumentando così la durata della padella.

È essenziale che l’antiaderente sia privo di nichel, metalli pesanti e PFOA, e ciò deve essere specificato sulla padella. In particolare, l’assenza di nichel è importante poiché può causare gravi reazioni allergiche. Alcune linee di prodotti vengono testate anche su soggetti allergici per garantire l’assenza di nichel, superando le certificazioni standard dell’azienda.

L’antiaderente deve essere applicato a spruzzo su una base in titanio o plasma per garantire un’aderenza ottimale all’alluminio, creando una superficie adeguatamente ruvida per l’adesione. Questa tecnica permette di evitare le pericolose pellicine che si possono formare su alcuni tipi di padelle.

Inoltre, l’antiaderente può essere composto da diversi strati, partendo da uno strato di base (tipicamente titanio o plasma) e aggiungendo ulteriori strati successivi per creare l’antiaderente vero e proprio. Alcune padelle di alta qualità possono avere fino a 5-7 strati, garantendo un’eccellente performance.

Infine, l’antiaderente caratterizzato da inerzia chimica, presente solo nei migliori prodotti, offre massima sicurezza: anche in caso di ingestione accidentale di microparticelle, queste vengono semplicemente espulse dal corpo.

Se la padella che possediamo ha perso completamente (o parzialmente) lo strato antiaderente e presenta i tipici graffi da spugnetta, è arrivato il momento di gettarla via: con quelle padelle e pentole NON si deve mai e poi mai cucinare.

Cibo cotto al cartoccio: come fare per evitare rischi?

Molte persone sono abituate a cuocere carne, pesce e verdure al cartoccio nei fogli di alluminio ma questo potrebbe essere molto pericoloso perché si rischia di incorrere nel rilascio di particelle di alluminio. Questo dipende dalla modalità d’uso, dalla composizione dell’alimento, dalla temperatura e anche dal tempo di conservazione.

Per evitare rischi pericolosi nella cottura degli alimenti al cartoccio, il consiglio è quello di scegliere sempre fogli di carta da forno in cui avvolgere il cibo. Oppure, se proprio non si vuole rinunciare ai fogli di alluminio, utilizzare sempre prima un foglio di carta da forno come “scudo” e, successivamente, avvolgere il tutto nella stagnola così da rendere il cibo sì gustoso, ma anche sicuro per la salute di tutti a tavola.

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