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Triple A, la storia

vini triple a
Di cosa parla questo articolo

 Triple A, storia

La maggior parte dei vini attualmente prodotti nel mondo sono standardizzati, cioè “privi di genuinità”, ottenuti con tecniche agronomiche ed enologiche che mortificano l’impronta del vitigno, l’incidenza del territorio e la personalità del produttore, in sostanza sono privi di quegli “ingredienti” che creano il sapore del vino vero nella sua naturalezza.

La standardizzazione sta generando vini simili in ogni angolo del pianeta, appiattiti nei caratteri e nelle fasi di creazione. L’utilizzo della chimica nel vigneto e l’utilizzo dei lieviti selezionati in laboratorio sono le due cause principali di questa standardizzazione.

I grandi vini, i vini emozionanti, sono frutto di un lavoro agricolo ormai quasi scomparso e di una vinificazione la meno interventista possibile. Il vigneto viene ormai coltivato come un orto.

Per far sì che la cultura del buon vino possa riprendere lo splendore di un tempo, nasce il manifesto dei produttori Triple A che sta ad indicare i criteri di selezione fondamentali che accomunano gli ultimi superstiti che producono vini degni di essere un mito come è sempre stato nella storia dell’uomo.

Manifesto dei Produttori di Vini Triple A: Agricoltori Artigiani Artisti

Secondo questo manifesto, per ottenere un grande vino, ad ogni produttore occorrono 3 doti basilari riassumibili nelle 3 A di:

• A come Agricoltori

Soltanto chi coltiva direttamente il vigneto può instaurare un rapporto corretto tra uomo e vite, ed ottenere un’uva sana e matura esclusivamente con interventi agronomici naturali.

• A come Artigiani

Occorrono metodi e capacità “artigianali” per attuare un processo produttivo viticolo ed enologico che non modifichi la struttura originaria dell’uva, e non alteri quella del vino.

• A come Artisti

Solamente la sensibilità “artistica” di un produttore, rispettoso del proprio lavoro e delle proprie idee, può dar vita ad un grande vino dove vengano esaltati i caratteri del territorio e del vitigno.

Da queste considerazioni iniziali si ricava un decalogo, le cui regole devono essere rispettate da chi voglia produrre vini Triple A.

  Come nascono i vini del manifesto dei produttori di Triple A

Da questi tre pilastri derivano alcune norme da seguire nella fase produttiva:

  • Le viti devono essere selezionate manualmente, secondo il principio della selezione massale (pratica che mira alla scelta dei soggetti migliori di un vigneto, che verranno poi reimpiantati per conservarne le proprietà) per rispettare le caratteristiche del territorio specifico e dello specifico vigneto.
  • I vigneti devono essere coltivati evitando di utilizzare sostanze di sintesi, rispettando i cicli naturali della pianta.
  • La raccolta deve avvenire solo a maturazione completata di uve naturalmente sane.
  • I mosti utilizzati non possono essere corretti con additivi o anidrite solforosa, la quale, al limite, può essere aggiunta in minime quantità in fase di imbottigliamento.
  • È possibile utilizzare solo lieviti indigeni, ossia normalmente presenti nella cantina.
  • Non è possibile avvalersi di alcun intervento fisico sul prodotto, né prima né successivamente la fermentazione alcolica (salvo il controllo delle temperature).
  • Il vino deve maturare sulle sue fecce fini sino all’imbottigliamento.
  • Non può essere apportata alcuna correzione chimica al prodotto.
  • Il prodotto prima di essere imbottigliato non subisce chiarifica o filtraggio alcuno.

Missione del Manifesto di Triple A: creare un prodotto naturale

Questo manifesto nasce dal sogno che un giorno l’onestà sarebbe diventata di moda. Le lobbies delle multinazionali della chimica, utilizzando le università, il potere politico e i mass media, erano riuscite a distruggere il vino trasformandolo in una bevanda standardizzata, senza anima e di difficile consumo.

Lo scopo di questi produttori è quello di mantenere più intatta possibile l’impronta della materia prima e del territorio sul prodotto finito, intervenendo il meno possibile in maniera artificiale durante il processo produttivo.

Ciò dà vita a un prodotto della massima naturalità. Sorvolando su potenziali giudizi in merito alla bontà del risultato, non sempre facilmente comparabile ad un vino prodotto «tradizionalmente», ciò che va riconosciuto è l’abilità di questi produttori che non si lasciano lusingare da alcuna scorciatoia in nome della loro particolare filosofia

Il tempo trascorso

In questi dieci anni si è potuto assistere a un rinascimento del vino, sono infatti nati moltissimi nuovi produttori che, applicando i principi generali del protocollo del manifesto di triple A, producono vini buoni, gustosi e salutari, e molti altri sono ritornati sui loro passi, comprendendo che il futuro è nel passato, riprendendo i metodi agricoli e di cantina dei loro padri e nonni.

Il protocollo seguito dalle triple A ha permesso dal punto di vista oggettivo di selezionare tra i Vini quelli che rappresentano meglio il territorio da cui provengono. I vini Triple “A” sono dissetanti, producono convivialità, sono l’espressione suprema del savoir faire umano e simbolo tangibile delle forze d’amore che, partendo da un gesto agricolo positivo, arrivano a chiudere in una bottiglia il soffio del vento, la luce del sole, il respiro della terra, le migliaia, milioni di sentimenti e gesti che sono avvenuti in quel vigneto… E che, versata nel bicchiere, fa schioccare la lingua e brillare la pupilla.

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