L’alchermes o alkermes è un liquore molto antico di provenienza araba. In Spagna viene chiamato alquermes ed ha una colorazione rosso carminio che gli deriva dall’utilizzo della cocciniglia essiccata.
Presso la città di Prato ha avuto nei secoli un duplice utilizzo: per la tintura delle stoffe, per il suo intenso e particolare tonalità del colore rosso, citato anche nelle lettere commerciali del ricchissimo mercante pratese Francesco di Marco Datini (XIII e XIV sec.) col termine Kermes e nella cucina.
Prodotto dai valenti speziali domenicani fiorentini nel Quattrocento e ampiamente diffuso come medicinale anche a Prato, era assai gradito alla famiglia dei Medici di Firenze. Caterina, assieme a tante prelibatezze culinarie fiorentine e non solo, lo fece conoscere e apprezzare alla corte di Francia.
Questo liquore contraddistingue la mortadella di Prato conferendo a questo salume, oltre ad un uniforme colore rosato, un gusto molto caratteristico. Viene impiegato anche nella pasticceria per la preparazione delle pesche di Prato.
Origini e Diffusione
L’alchermes affonda le sue radici nel mondo arabo, come suggerisce il suo nome che deriva dall’arabo “al-qirmiz“, termine che si riferisce alla cocciniglia, l’insetto utilizzato per ottenere il colorante rosso.
Gli Arabi introdussero questo liquore in Europa durante il Medioevo, probabilmente attraverso la Spagna e l’Italia meridionale, regioni che avevano forti influenze culturali e commerciali con il mondo islamico.
Ricetta Tradizionale
La ricetta tradizionale dell’alchermes includeva, oltre alla cocciniglia, una miscela di spezie ed erbe aromatiche come cannella, vaniglia, cardamomo, chiodi di garofano e acqua di rose. Questo complesso mix conferiva al liquore non solo il suo caratteristico colore, ma anche un aroma e un sapore inconfondibili. Gli speziali fiorentini, in particolare, perfezionarono la ricetta, rendendo l’alchermes un prodotto ambito non solo per il consumo alimentare ma anche per le sue presunte proprietà medicinali.
Alchermes e la Famiglia Medici
La famiglia Medici, nota per il suo mecenatismo e per l’interesse per le scienze e le arti, adottò rapidamente l’alchermes come uno dei liquori preferiti. La loro influenza contribuì a diffondere l’uso dell’alchermes nelle corti europee, specialmente quando Caterina de’ Medici sposò Enrico II di Francia nel 1533. Grazie a Caterina, l’alchermes entrò a far parte della cultura culinaria francese, dove fu apprezzato per la sua versatilità in cucina e pasticceria.
Utilizzo in Cucina
In Italia, l’alchermes è rimasto un ingrediente fondamentale in molte preparazioni culinarie tradizionali. Oltre alla mortadella di Prato, viene utilizzato nella preparazione di dolci come le pesche di Prato, uno dei dessert tipici della città. Le pesche di Prato sono piccoli dolci a forma di pesca, farciti con crema e imbevuti di alchermes, che conferisce loro il caratteristico colore rosato e un sapore aromatico unico.
Un altro utilizzo è anche quello sui muffin come potete vedere nella foto cui conferisce un aspetto davvero originale.
Alchermes nella Medicina
Nel corso dei secoli, l’alchermes è stato utilizzato anche per le sue proprietà medicinali. Gli speziali del Medioevo e del Rinascimento lo prescrivevano come tonico e stimolante, ritenendo che potesse rinvigorire il corpo e lo spirito. Anche oggi, sebbene principalmente considerato un liquore, l’alchermes conserva una reputazione di elisir capace di donare energia e vitalità.
Produzione Moderna
Oggi, l’alchermes viene prodotto seguendo metodi tradizionali, sebbene con alcune variazioni moderne. La cocciniglia è spesso sostituita da coloranti alimentari artificiali per ragioni di costo e disponibilità. Tuttavia, i produttori artigianali continuano a mantenere viva la ricetta originale, garantendo che ogni bottiglia di alchermes rispetti la tradizione e l’arte secolare della sua preparazione.
In conclusione, l’alchermes non è solo un liquore, ma un pezzo di storia che riflette l’incontro di culture e tradizioni diverse. La sua lunga storia, le sue proprietà uniche e il suo ruolo nella cucina e nella medicina lo rendono un simbolo della ricca eredità culturale italiana.