Sedici stelle siciliane della galassia della ristorazione e dell’hôtellerie hanno brillato sul palco del “Teatro Bellini” di Catania per la XIV edizione del premio ideato da “Cronache di Gusto”. Ciascuna corrispondente ad una categoria commerciale che spazia dal miglior oleificio al miglior caseificio, dalla migliore cantina al migliore albergo passando per la migliore trattoria e pizzeria, con una motivazione dettata dallo studio dello staff di Cronache di Gusto, a distanza di un anno e mezzo dall’ultima premiazione tenutasi nella Città dello Stretto al “Teatro Vittorio Emanuele”. Un riconoscimento che, da ben 14 anni, valorizza la filiera turistica ed enogastronomica tutta che deve il proprio prestigio al fatto di essere attribuito da una redazione storica, composta da giornalisti esperti del settore che, anno dopo anno, vagliano e selezionano le varie sezioni.
La cerimonia, presentata da Betty Senatore, speaker di radio Capital, insieme al direttore di Cronache di Gusto, Fabrizio Carrera, ha visto scorrere e alternarsi ai premi, intensi momenti di riflessione. Ad aprire la serata Vincenzo Russo, professore di Neuromarketing all’Università Iulm di Milano. Russo ha parlato della potenza delle parole e della frequente frattura fra il significato di queste e le cose. “La polivalenza semantica – ha detto – viene usata sempre più spesso per esprimere l’opposto di ciò che dovrebbe”.
E poi Aldo Cazzullo, vice direttore del Corriere della Sera – intervenuto in video – ha parlato del ruolo centrale e storico della Sicilia nel Mediterraneo. Di quanto gli italiani di ogni regione si assomiglino molto più di quanto essi stessi pensino. “L’Italia – ha detto – è come una mamma, solo noi possiamo criticarla. Tutti gli italiani – ha aggiunto – hanno un grande debito con i siciliani, un debito artistico e culturale”. Infine, il giornalista ha rivolto un pensiero ai siciliani che hanno dato la vita per combattere la mafia. E ancora Oscar Farinetti, fondatore di Eataly e imprenditore di tante cantine e aziende agroalimentari. Ha parlato della “Sicilia che piace”, dell’unicità, della bellezza e della ricchezza dell’Isola, del patrimonio umano, culturale e ambientale, non sufficientemente valorizzato. “Perché – ha detto- molti siciliani si sopravvalutano e altri si sottovalutano”. E allora come affrontare il futuro? Ricordando le 10 mosse consigliate nel suo ultimo libro. E cioè: “Saper gestire l’imperfezione; individuare le priorità; pensare locale e agire globale; saper narrare; dal dovere alla bellezza; non arrendersi mai; copiare; saper cambiare; coraggio, ottimismo, fiducia”. Utile l’ispirazione ai grandi del passato, su tutti Leonardo da Vinci. Le fondamenta del giusto approccio al futuro in una citazione del genio rinascimentale: “Godo in sovrappiù a provarci che a farcela”. Leonardo ha lasciato notoriamente tante opere incompiute e ha detto Farinetti: “Il bravo imprenditore sbaglia almeno 6 mosse su 10, perché bisogna saper gestire l’imperfezione e farne tesoro”.
Ha concluso la serata l’assessore regionale all’Agricoltura, Luca Sammartino che ha parlato dell’orgoglio e del sacrificio di tanti siciliani impegnati nel settore agroalimentare, pilastro dell’economia della regione, che hanno portato la Sicilia ad essere modello virtuoso. Ecco i riconoscimenti e le relative motivazioni decretati dalla redazione di Cronache di Gusto:
Migliore produttore di Olio: Vincenzo Signorelli. “Coltivare gli ulivi con sapienza e scrupolo e trasformare le olive in una spremuta verde, buonissima e salutare”.
Miglior produttore di vino: Renato, Sebastiano e Giuseppina De Bartoli. “In questa cantina passato e presente, tradizione e innovazione, si intrecciano in una sfida senza tempo dai magnifici risultati”.
Miglior Birrificio Artigianale: 24 Baroni. “Dal cuore della Sicilia più profonda ecco un’impresa che sa di freschezza, passione, intraprendenza”.
Miglior produttore di Formaggio: Tiziana Buemi. “Tra i monti che guardano le Eolie, il tempo, l’esperienza e le mani realizzano una forma del sapore unico e ricco di storia”.
Migliore azienda conserviera: Rinascita. “Per quanto si tratti di pelati o di una semplice salsa nelle loro etichette è scritto un ingrediente, uno solo: pomodoro siccagno”. Migliore azienda conserviera: Castrovinci – Mari d’Amuri. “La tradizione che diventa impresa. La storia che si fa presente. Una famiglia che custodisce il piacere della scoperta golosa”.
Migliore fornaio: Natale Laganà. “È infarinato di esperienza e passione, pazienza e rispetto. Grazie a questi ingredienti ci offre delizie quotidiane tutte da mangiare”.
Migliore Trattoria: Casu. “La ricerca incessante di cibo appagante e gustoso. La capacità di accogliere i clienti in una osteria moderna e confortevole”.
Migliore Pasticceria: Délices à Emporter. “L’amore per la Francia, il cuore e la testa a Catania. Ed ecco brioche, tarte tatin, charlotte, croissant… e l’assaggiar m’è dolce in questo mar…”.
Migliore pastificio artigianale: Piazza. “Le giuste pratiche unite al grano migliore, e poi la storia e l’acqua buona. Ed è da questa miscela che nasce la materia prima per primi gustosi”. Migliore albergo: Q92. “L’accoglienza confortevole, luminosa ed elegante curata in ogni dettaglio in una città barocca di folgorante bellezza”.
Migliore pizzeria: Archestrato di Gela. “Tra farine e maturazioni magistrali, sperimentazioni e topping strepitosi qui si recita ogni sera uno spettacolo imperdibile per golosi impenitenti”. Migliore pizzeria: Saccharum. “Tecnica, competenza, leccornie per magnifici affreschi su dischi di farina: a ogni colore un grande sapore, un tocco qui, un tocco lì e la pizza è servita”.
Migliore Ristorante: Il Principe di Belludìa. “La bellezza del luogo prepara l’animo a qualcosa di buono. La tavola, i piatti, il servizio: tutto vibra, tutto luccica e ogni aspettativa è soddisfatta”.
Premio speciale Migliore Hotel Manager: Umberto Trani. “Un albergo, due ristoranti stellati… ed è subito record. A crederci davvero talvolta l’impossibile si realizza”.
Premio speciale alla carriera a Salvo e Vito La Rosa: “Da ben 55 anni deliziano i palati di tutti coloro che vogliono mangiare bene senza fronzoli. Un grande classico che va oltre le mode”.